venerdì 6 marzo 2015

Obiettivi intermedi e capacità di incidere, riflessioni sull'importanza di "ottenere risultati"

C'è una questione su cui è opportuno riflettere, soprattutto da parte di chi fa attività sociale e politica dal basso al di fuori dei soggetti tradizionali, ma sulla quale spesso si evita di soffermarci.
Si tratta dell'importanza di riuscire a portare a casa dei risultati, magari parziali, intermedi, forse pure insufficienti a risolvere un problema più ampio, ma comunque importanti per aumentare la motivazione di un gruppo, per produrre un senso di gratificazione negli attivisti stessi e anche per radicare il soggetto in questione facendolo percepire come socialmente utile da parte della collettività. Magari dando pure una piccola spallata agli "avversari". 
E' una riflessione necessaria ad esempio per i movimenti di massa come quello studentesco, che a più riprese in Italia ha avuto delle avanzate (ricordiamo nell'ultimo decennio le grandi mobilitazioni su scala nazionale del 2005, del 2008 e del 2010) a cui sono poi corrisposti dei lunghi "riflussi" fatti di rassegnazione e disaffezione da parte di chi tanto si era speso nelle lotte. Spesso questi movimenti sono sorti per fermare una riforma ministeriale, ma una volta che l'obiettivo principale si dimostrava irraggiungibile, la maggior parte degli studenti "tornava a casa". Ecco, se invece ci fosse stata la capacità di darsi degli obiettivi intermedi e di provare a vincere, magari sul piano locale, per ottenere dei miglioramenti concreti alle condizioni di vita degli studenti, probabilmente quei movimenti non avrebbero prodotto delusione, ma appunto una maggiore consapevolezza che, in base ai rapporti di forza che si sanno creare con la lotta, qualcosa si può cambiare.
Lo stesso discorso è ancora più vero per i soggetti strettamente "politici". Non parlo dei partiti classicamente intesi, che sono parte del problema, con le loro modalità spesso spregiudicate di adattarsi a situazioni poco chiare e comprensibili per i cittadini. Parlo invece dei soggetti nati dal basso, come liste civiche, movimenti di quartiere o associazioni politico-culturali, che sempre più spesso sorgono in giro per l'Italia.
Spesso in modo assai intelligente esse decidono di "mettersi in rete" facendo fronte comune, ad esempio provando ad affrontare un'elezione locale oppure a mettere in piedi vertenze in un territorio. Anche queste "reti" però a volte commettono l'errore di non riuscire a percepire l'importanza dei risultati intermedi. Non comprendendo che non si può ottenere "tutto e subito".
E' difficile in poco tempo scalfire rendite di posizioni che altri soggetti "classici" hanno maturato a proprio vantaggio nel corso degli anni. Però si può provare ad innescare un'idea alternativa, che alluda a qualcosa di nuovo. Credo che lo si possa fare solo confrontandosi, facendo pesare la propria forza e innovazione specifica, ma sempre stando sul merito delle questioni e sugli obiettivi. Provando insomma a ottenere dei risultati intermedi, parziali, ma che lasciano aperti degli spazi, anche di egemonia nel medio-lungo periodo.  Soprattutto in una fase in cui i partiti storici attraversano una crisi profonda, che consegna alle realtà dal basso degli spazi inediti fino a pochi anni fa. E' solo provando a incidere concretamente sulle condizioni di vita delle persone che si può essere percepiti come socialmente utili. Penso che la coerenza si misuri su questo, piuttosto che invece sull'autoproclamarsi puri ma di fatto lasciando sempre ai soliti la possibilità di determinare le scelte. La storia è piena di soggetti che "avevano ragione" ma che non hanno spostato di un centimetro i rapporti sociali a proprio vantaggio. Credo sia il momento che la storia cominci a cambiare...

Nessun commento:

Posta un commento