Le notizie di cronaca che si susseguono in queste settimane vanno tutte nella stessa direzione: la corruzione e il malaffare riguardano ormai tutti gli ambiti della vita economica e sociale del paese. Lo scandalo "mafia capitale" che vede gran parte dei partiti politici coinvolti in una gestione clientelare della città di Roma. Il calcio-scommesse e le partite truccate che vedono coinvolti sempre più calciatori e dirigenti sportivi. Il Mose, la TAV, i Mondiali di nuoto, la ricostruzione dopo il terremoto dell'Aquila, buchi nella sanità, l'accoglienza dei migranti: ormai ogni situazione diventa occasione di ruberie, tangenti e sotterfugi, con legami sempre troppo stretti fra imprenditori, faccendieri e politici collusi. Tutto questo ormai quasi non fa più nemmeno notizia all'interno di un paese che, anche secondo la classifica dell'ONG "Transparency International" di fine 2014, è quello con il più alto livello di percezione della corruzione in tutta Europa. Ormai l'opinione pubblica è quasi assuefatta da questa disonestà di massa e in molti, anche fra i comuni cittadini, hanno interiorizzato tutto questo come normale. Anzi, in diversi in fondo se potessero ne approfitterebbero volentieri. Ecco che siamo di fronte a una duplice sconfitta. La prima sul piano strettamente economico: si calcola che circa 60 miliardi di euro ogni anno in Italia vadano all'economia sommersa (una cifra pari al 3-4% del PIL, contro una media europea dell'1%), provocando ingenti perdite per le casse pubbliche e quindi in termini di servizi per i cittadini, oltre che distorcere l'economia legale. La seconda sconfitta è sul piano culturale, con appunto la disonestà che è vista sempre più come normale anche da parte delle giovani generazioni, inoltre si insinua sempre più spesso uno spirito di rassegnazione fra coloro che vorrebbero opporsi allo stato di cose presenti.
Insomma combattere la corruzione, il malaffare e la disonestà diffusa dovrebbe essere una delle priorità per questo paese, che soffre anche in termini di credibilità internazionale da questa sua propensione all'illegalità.