mercoledì 20 maggio 2015

Meno soldi pubblici alle Chiese e più risorse alle associazioni

Dopo un incontro avvenuto nei giorni scorsi con alcune associazioni culturali, di volontariato e ricreative, percepita la situazione di pesanti ristrettezze economiche in cui versano questi soggetti associativi che hanno un'importanza centrale nel tessuto sociale dei vari territori in cui operano, ho deciso di esplicitare una proposta concreta su cui è opportuno intervenire a livello regionale.
Si tratta della modifica della Legge Regionale n. 1 del 2005, una norma che con alcune piccole correzioni potrebbe andare a migliorare sensibilmente la situazione economica delle associazioni di volontariato e culturali di tutta la Toscana. In pratica allo stato attuale la norma prevede che ogni Comune possa decidere di destinare una parte dei proventi degli oneri di urbanizzazione secondaria alle associazioni ma anche agli enti religiosi. Nel dettaglio attualmente la legge regionale fissa inderogabilmente al 10% la quota degli oneri spettante agli Enti Religiosi (in sostanza alle Chiese, alle parrocchie e solo in alcuni casi ad altre confessioni), mentre è fissata al 9% la quota spettante alle associazioni.
La mia proposta è quella di annullare, o comunque di diminuire drasticamente, la quota spettante agli Enti Religiosi e al tempo stesso ovviamente di aumentare della stessa percentuale di quanto spettante alle associazioni. Si tratterebbe di una misura volta a raggiungere due obiettivi: da un lato si darebbe un messaggio di laicità delle istituzioni, togliendo risorse a enti confessionali che sono già favoriti da numerose normative nazionali (vedi l'esenzione dall'IMU e l'8 per mille) e finanziati da vari fedeli. Dall'altro lato sarebbe un giusto riconoscimento in favore delle associazioni per gli importanti ruoli che ricoprono nel migliorare la vita sociale dei nostri territori e che, con questa modifica normativa, avrebbero molte risorse finanziarie in più, a parità di costi per le casse pubbliche.

mercoledì 13 maggio 2015

FI-PI-LI a pagamento? Più costi per i cittadini, più profitti privati e più traffico nei centri abitati. No, grazie

Negli ultimi mesi, forse anche per l'avvicinarsi delle elezioni regionali, nessuno ne parla più, ma negli anni scorsi è stata più volte avanzata da parte della Regione Toscana l'ipotesi di rendere a pagamento la percorrenza della "Superstrada FI-PI-LI". Il tutto non è rimasto solo una voce giornalistica, dal momento che la Regione nell'agosto 2013 ha anche stanziato 300 mila euro per avviare uno studio di fattibilità per la possibile introduzione del pedaggio sulla strada che collega Firenze a Pisa e Livorno, venendo percorsa ogni giorno da decine di migliaia di automobilisti. Contro tale possibilità dal 2011 erano stati creati anche dei comitati di protesta di cittadini e pure un gruppo Facebook con oltre 7000 aderenti, anche se nell'ultimo anno e mezzo l'attenzione dell'opinione pubblica su questo argomento si è abbassata.L'ipotesi che la FI-PI-LI diventi a pagamento sarebbe fortemente sbagliata per vari motivi. Intanto perchè sarebbe un costo in più per i cittadini, in gran parte lavoratori costretti a percorrere la strada ogni giorno per raggiungere i rispettivi luoghi di lavoro: una mini-tassa uguale per tutti, a prescindere dal reddito e dalle condizioni economiche, che quindi sarebbe ancor più ingiusta. Analoghi svantaggi ci sarebbero anche per le aziende di trasportatori, che avrebbero degli aggravi economici di non poco conto.Inoltre come avvenuto nel resto d'Italia nella totalità delle "tangenziali" diventate a pagamento, la gestione passerebbe in mano con ogni probabilità ad una società privata: gli utili derivanti dal pedaggio diventerebbero insomma una nuova fonte di profitto per un singolo privato monopolista che non avrebbe certo come principale obiettivo la qualità della viabilità e gli interessi della collettività.Infine occorre mettere in guardia dal fatto che, vista anche la fase di crisi economica che stiamo attraversando, in molti cittadini, automobilisti ma anche trasportatori, legittimamente potrebbero decidere di non utilizzare più una FI-PI-LI a pagamento, ma di optare per le strade urbane limitrofe. Ad esempio per vari comuni della provincia di Pisa si rischierebbe di tornare alla situazione pre-1990, quando la SS. 67 Tosco-Romagnola era iper-trafficata, paralizzando per diverse ore al giorno (in particolare nei weekend) interi paesi nei territori comunali di San Miniato, Montopoli, Pontedera, Calcinaia, Cascina e Pisa. Insomma il rischio di far peggiorare la qualità della vita, con più auto e più camion nei centri abitati delle province interessate, sarebbe davvero concreto.E' per tutti questi motivi che, sebbene non sia un argomento di campagna elettorale, penso che i vari candidati e partiti, debbano pronunciare già in questa fase delle parole chiare affinché nei prossimi anni non si introduca il pedaggio in FI-PI-LI. Piuttosto che si trovino le risorse per mettere in sicurezza il manto stradale di quella che è una delle principali arterie toscane, anziché investire in grandi opere inutili alla massa dei cittadini.

venerdì 8 maggio 2015

Piaggio: delocalizzazioni, profitti privati e costi pubblici. E i lavoratori?

La Piaggio è la principale azienda privata della Toscana, con suoi quasi 3000 dipendenti nello stabilimento di Pontedera e altrettanti nelle ditte dell'indotto dislocato in vari comuni della Valdera e della provincia di Pisa, la presenza della fabbrica della Vespa è fondamentale nell'economia di tutto il nostro territorio. 
Un'azienda che nonostante le difficoltà del mercato delle "due ruote" sta continuando a produrre utili e che negli 5 anni ha distribuito tra i suoi soci profitti per ben 114 milioni di euro. Purtroppo nonostante questo negli ultimi anni le condizioni materiali di vita dei lavoratori dell'azienda pontederese sono in costante peggioramento, senza che le istituzioni locali e regionali si siano mosse concretamente in loro difesa. Le aziende dell'indotto ricevono sempre minori commesse, a causa della sempre più diffusa pratica di Piaggio di acquistare la componentistica in Cina e in India: ormai circa l'80% dei materiali usati arriva da questi paesi e sempre più spesso di rivela di qualità inferiore rispetto a quelli prodotti nelle aziende del territorio, le quali entrano così in una spirale di crisi e tagli al personale. Nel 2012 lo stesso presidente Rossi si recò fieramente in Vietnam assieme a Colaninno per inaugurare uno stabilimento Piaggio, vantandosi di esportare un marchio toscano all'estero, senza però dire che si trattava dell'ennesima delocalizzazione fatta sulla spalle dei lavoratori italiani, per puntare sulla convenienza dei bassi salari degli operai dei paesi esteri. Tutto ciò d'altronde è purtroppo "coerente" con il peggioramento delle condizioni dei lavoratori di Piaggio a Pontedera, i quali da un punto di vista economico hanno un arretrato di tre anni per i premi di produttività e di quattro anni per l'integrativo aziendale e fra i quali è sempre più alto il numero di precari e part time verticali. Il tutto a fronte di ritmi di lavoro sempre più incalzanti, legati anche a una sempre più alta stagionalizzazione del lavoro. Ormai è infatti risaputo che di fatto in Piaggio si lavora da marzo a settembre, mentre nei restanti sei mesi si ricorre molto spesso a "contratti di solidarietà" e a Cassa Integrazione, facendo ricadere sulle casse pubbliche la mancata volontà aziendale di programmare la produzione in modo più coerente e sostenibile. Insomma la vecchia ricetta di "privatizzazione degli utili e socializzazione delle perdite", che penalizza sia i lavoratori che i contribuenti in generale, per favorire solo i profitti privati.

martedì 5 maggio 2015

Le mie 10 proposte concrete per la provincia di Pisa e la Toscana

Nei giorni scorsi avevo elencato i valori e le idee di fondo che mi hanno spinto a candidarmi alle elezioni regionali del 31 maggio per la lista "Sì - Toscana a Sinistra" nella circoscrizione provinciale di Pisa. Oggi credo che sia necessario entrare maggiormente nel dettaglio di quali sono le mie proposte concrete per la provincia di Pisa, per la Valdera in cui abito, ma in generale per migliorare le condizioni dei cittadini dell'intera Toscana. Ecco un decalogo di questioni sulle quali, se eletto, mi impegnerò particolarmente.
1. Sì alla difesa dei diritti del lavoro e dell'occupazione, in particolare in Valdera occorre fare attenzione al "mondo Piaggio" ovvero all'industria di Pontedera (la principale azienda privata toscana) e alle decine di piccole imprese dell'indotto situate nei comuni limitrofi che danno lavoro a migliaia di persone nel nostro territorio. Un mondo a cui sono particolarmente legato, avendo mio padre lavorato per trent'anni in Piaggio come operaio. Occorre che la Regione e le istituzioni locali si impongano con maggior forza rispetto alle scelte aziendali di Piaggio, sempre più volte alle delocalizzazione del lavoro all'estero e alla compressione dei diritti di chi lavora in Italia. Per un reddito minimo a favore di giovani e precari in genere.
2. Sì all'acqua pubblica. Chi come me fa parte da anni del Forum Acqua può affermare che le istituzioni locali hanno tradito la volontà dei cittadini, i quali nel 2011 con un referendum si espressero a favore della gestione pubblica e partecipata dell'acqua. La nostra Toscana farà il possibile affinché i vari comuni, proprietari delle quote aziendali delle società idriche, non procedano a ulteriori privatizzazioni ed anzi portino all'attuazione dei referendum, con il relativo abbassamento delle bollette.
3. Sì alla difesa della sanità pubblica; per l'accorciamento delle liste d'attesa e a favore di una maggiore progressività nei ticket con soglie di esenzione più alte per anziani e meno abbienti. Meno soldi ai manager delle ASL, più servizi ai cittadini.
4. Sì alla difesa del Trasporto Pubblico Locale e della mobilità ferroviaria dei pendolari, messi a repentaglio dai tagli verticali fatti a livello regionale e nazionale. Contro la fusione delle società aeroportuali di Pisa e Firenze, che penalizza entrambe le realtà cittadine, ha costi altissimi per la collettività a favorisce solo i profitti dei privati.
5. Sì all'adeguamento e messa in sicurezza della superstrada FI-PI-LI senza che venga trasformata in una strada a pagamento, come da ormai molti anni qualcuno in Regione ha in mente, con studi di fattibilità in tal senso che potrebbero partire dopo le elezioni. Sì a una rete efficiente di piste ciclabili affinché cittadini e turisti possano fruire della bellezze del nostro territorio in sicurezza a tranquillità. 
6. Sì alla revisione del piano dei rifiuti, prevedendo di attuare veramente la strategia “Rifiuti Zero” in tutta la Toscana, contro la scelta di costruire nuovi inceneritori dannosi per la salute. Solo negli ultimi 9 anni ci sono stati ben due tentativi di aprire un inceneritore in Valdera, ipotesi scellerata fermata solo dalla mobilitazione dal basso dei cittadini.
7. Sì a più scuola pubblica. Con maggiori investimenti a favore degli asili e della creazione di più "classi Pegaso" per aiutare i comuni che non ce la fanno a garantire la copertura del servizio per tutte le famiglie. Stop ai finanziamenti per le scuole private, già lautamente aiutate da fondi nazionali e locali.
8. Sì al mantenimento dei vari servizi nei piccoli centri più disagiati, come i presidi sanitari, gli uffici postali e le corse degli autobus. 
9. Sì alla difesa delle piccole imprese, contro la possibile approvazione di nuovi trattati internazionali (TTIP) che metterebbero a repentaglio le specificità ed eccellenze artigianali e agricole locali per favorire solo le multinazionali.
10. Sì ai diritti civili e alla laicità, per combattere ogni tipo di discriminazione legata all'orientamento sessuale. A favore della creazione in ogni comune toscano di un Registro delle Unioni Civili e di un Registro delle Dichiarazioni Anticipate dei Trattamenti (testamento biologico).