lunedì 17 agosto 2015

Chiudono gli uffici postali e privatizzano Poste Italiane: di chi è la colpa?

Nei giorni scorsi Poste Italiane ha confermato la propria decisione di chiudere numerosi uffici postali a partire dai primi di settembre. Già da diversi mesi è chiara la volontà di Poste di dismettere 59 sportelli in tutta la Toscana e fra essi ben 10 nella provincia di Pisa, che risulta essere quella più penalizzata dell'intera regione. In particolare si tratta di Treggiaia (comune di Pontedera), Legoli e Ghizzano (comune di Peccioli), Uliveto Terme e San Giovanni alla Vena (Vicopisano), Soiana (Terricciola), Marti (Montopoli), Corazzano (San Miniato), Castelmaggiore (Calci) e Luciana (Fauglia).
La conseguenza del venir meno di un servizio essenziale e "universale" come quello postale metterà in grossa difficoltà decine di migliaia di persone residenti nei paesi più piccoli, in particolare gli anziani e tutti coloro che sono impossibilitati a spostarsi verso paesi più grandi.
Questi disagi per il pubblico sono degli "effetti collaterali" di un complessivo disegno del Governo di rendere ancor più appetibile sul mercato un'azienda che eppure recentemente, per dieci anni consecutivi, ha chiuso i bilanci in utile e con profitti crescenti; una società che attualmente è interamente pubblica (il 100% delle azioni è in mano al Ministero dell'Economia) ma che nei prossimi mesi per scelta del Governo sarà privatizzata per almeno il 40%, nonostante sia evidente che per le casse pubbliche sarebbe di gran lunga più conveniente continuare a possedere un'azienda che nel solo 2013 ha avuto utili netti di 708 milioni di euro. In questo quadro assume dei toni paradossali il fatto che la Regione Toscana e i vari Sindaci del Partito Democratico in queste settimane stiano mettendo in piedi delle proteste, ovviamente giuste nel merito, quando il principale responsabile delle chiusure degli uffici è esclusivamente il Governo Renzi e quindi in primis proprio il PD di cui essi stessi fanno parte: un partito che nei territori si indigna per le chiusure, ma che a Roma lavora per svendere un patrimonio pubblico come le Poste fregandosene altamente dei disservizi arrecati alla collettività.
Credo che sia necessaria una mobilitazione dal basso da parte dei cittadini colpiti da queste decisioni, i quali hanno diritto di sapere chi sono i veri responsabili di scelte che peggioreranno concretamente le loro vite, in nome ancora una volta dei profitti privati.