martedì 28 aprile 2015

Bufale sul web ed egemonia culturale

Internet è ormai diventato un potentissimo mezzo di informazione ma anche al tempo stesso di disinformazione. Centinaia di siti web, in gran parte che pretenderebbero anche di essere considerati "giornali", sono creati ad arte per diffondere notizie false, tendenziose o nelle quale si prova a distorcere parte della realtà. Si pensi alla leggenda che gli immigrati sarebbero dei privilegiati che vivono con 50 euro al giorno in hotel di lusso. Una frottola, che però ormai nell'immaginario collettivo è diventata "vera". Lo stesso Facebook è utilissimo a chi vuol diffondere contenuti che esprimono odio, rabbia e intolleranza. Chi vuol fomentare questi sentimenti si è organizzato molto bene, con la creazione di numerose pagine che lanciano messaggi più o meno razzisti e populisti. Il tutto per strumentalizzarlo poi a livello politico-elettorale al momento giusto. Ormai sono migliaia se non milioni le persone (spesso anche adulte, delusi magari dalla politica e dagli ideali o in alcuni casi "analfabeti di ritorno") che si lasciano abbindolare e finiscono col credere praticamente a qualsiasi cosa, "condividendo" e rendendo anche involontariamente virali certe campagne mediatiche. D'altronde a forza di ripeterla ossessivamente una cosa diventa vera anche se in realtà non lo è. Anche perché i messaggi d'odio si basano sulla semplicità del contenuto e sull'irrazionalità che stuzzicano nella mente del lettore. 

Io penso che su tutto ciò serva riflettere e occorra provare a fermare questa spirale, ognuno nel suo piccolo può e deve lanciare messaggi diversi, opposti, magari che sottolineano la falsità e le contraddizioni del populismo avversario, provando a ristabilire dove sta la realtà dei fatti. Ciascuno da solo ovviamente ha poca influenza, ma ognuno può essere parte di un qualcosa di più ampio che lancia idee diverse e alternative all'ignoranza dominante. Lasciare il web e i social network in mano solo agli intolleranti credo che non sia intelligente perché farebbe il loro gioco. Starci dentro e mostrarsi diversi è invece la strada giusta per provare a fermarli e perché no (mi si perdoni l'uso a sproposito di un concetto gramsciano) provare a fare "egemonia culturale". Perché è vero che essa va fatta con i rapporti sociali reali, ma ormai anche il web è parte integrante della società: ad esempio i ragazzi stanno più tempo connessi che in classe ad ascoltare gli insegnanti. Quindi anche chi vuol fare una ricostruzione culturale, dovrebbe provare a cimentarsi con le nuove tecnologie ed organizzarsi per usarle in modo più intelligente e virtuoso possibile.

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