venerdì 8 maggio 2015

Piaggio: delocalizzazioni, profitti privati e costi pubblici. E i lavoratori?

La Piaggio è la principale azienda privata della Toscana, con suoi quasi 3000 dipendenti nello stabilimento di Pontedera e altrettanti nelle ditte dell'indotto dislocato in vari comuni della Valdera e della provincia di Pisa, la presenza della fabbrica della Vespa è fondamentale nell'economia di tutto il nostro territorio. 
Un'azienda che nonostante le difficoltà del mercato delle "due ruote" sta continuando a produrre utili e che negli 5 anni ha distribuito tra i suoi soci profitti per ben 114 milioni di euro. Purtroppo nonostante questo negli ultimi anni le condizioni materiali di vita dei lavoratori dell'azienda pontederese sono in costante peggioramento, senza che le istituzioni locali e regionali si siano mosse concretamente in loro difesa. Le aziende dell'indotto ricevono sempre minori commesse, a causa della sempre più diffusa pratica di Piaggio di acquistare la componentistica in Cina e in India: ormai circa l'80% dei materiali usati arriva da questi paesi e sempre più spesso di rivela di qualità inferiore rispetto a quelli prodotti nelle aziende del territorio, le quali entrano così in una spirale di crisi e tagli al personale. Nel 2012 lo stesso presidente Rossi si recò fieramente in Vietnam assieme a Colaninno per inaugurare uno stabilimento Piaggio, vantandosi di esportare un marchio toscano all'estero, senza però dire che si trattava dell'ennesima delocalizzazione fatta sulla spalle dei lavoratori italiani, per puntare sulla convenienza dei bassi salari degli operai dei paesi esteri. Tutto ciò d'altronde è purtroppo "coerente" con il peggioramento delle condizioni dei lavoratori di Piaggio a Pontedera, i quali da un punto di vista economico hanno un arretrato di tre anni per i premi di produttività e di quattro anni per l'integrativo aziendale e fra i quali è sempre più alto il numero di precari e part time verticali. Il tutto a fronte di ritmi di lavoro sempre più incalzanti, legati anche a una sempre più alta stagionalizzazione del lavoro. Ormai è infatti risaputo che di fatto in Piaggio si lavora da marzo a settembre, mentre nei restanti sei mesi si ricorre molto spesso a "contratti di solidarietà" e a Cassa Integrazione, facendo ricadere sulle casse pubbliche la mancata volontà aziendale di programmare la produzione in modo più coerente e sostenibile. Insomma la vecchia ricetta di "privatizzazione degli utili e socializzazione delle perdite", che penalizza sia i lavoratori che i contribuenti in generale, per favorire solo i profitti privati.

In questo quadro le istituzioni locali e la Regione Toscana devono avere un rapporto meno subalterno rispetto alle scelte aziendali di Piaggio e degli altri colossi multinazionali. Servirebbe invece più programmazione economica pubblica, in modo che si torni a puntare sull'innovazione, sulla qualità dei prodotti e sui diritti di chi lavora, tutti elementi sempre meno considerati dalla classe imprenditoriale italiana, anche per colpa di una certa politica che non punta al bene comune ma solo alla salvaguardia degli interessi dei poteri forti. E' anche per questo che occorre creare un'alternativa rispetto a chi ha governato finora la Toscana.

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